“Operazione Sicilia” per il premio al Senato

Con il primo posto nell’isola in palio quattordici seggi cruciali
FEDERICO GEREMICCA
ROMA

Sarà anche un comico – anzi, certamente lo è stato – ma ormai sono settimane che gli stati maggiori dei partiti non ridono più. Il fenomeno-Grillo si è trasformato nell’incubo-Grillo: secondo molti sussurri e qualche grida, il suo partito sarebbe addirittura il più forte di tutti, e l’ipotesi ieri ha fatto sbottare anche un leader solitamente pacato come Massimo D’Alema. «Grillo primo? La tradizione orale dei sondaggi, con la conseguente leggenda, mi sembra deprimente…». 

 

Sarà anche deprimente, ma il quadro rischia di farsi ancor peggiore per i partiti politici, se dovesse andare in porto l’«Operazione Sicilia», una scommessa alla quale Beppe Grillo lavora da settimane sottotraccia: piazzarsi primo al Senato, strappare il premio ai partiti maggiori e conquistare 14 dei 25 seggi per Palazzo Madama che vengono assegnati sull’isola. I sondaggisti non archiviano l’operazione come impossibile. «Grillo continua a crescere – annota Nando Pagnoncelli, Ipsos – in Sicilia l’equilibrio è massimo e la composizione dell’elettorato pronto a votare M5S sta cambiando in quantità e qualità…». 

 

Forse è proprio questa la novità maggiore: al Movimento Cinque Stelle si stanno avvicinando – a differenza di quanto accadeva ancora fino a qualche mese fa – non solo giovani, ma anche persone ormai di una certa età. E’ come se di fronte al comico genovese, dunque, si stesse aprendo un nuovo, grande territorio di caccia elettorale: il che renderebbe, a questo punto, davvero difficile immaginare il punto d’approdo finale della campagna del Movimento. Il fenomeno si era empiricamente intuito dall’osservazione delle piazze di Grillo: non più solo ragazzi e ragazze, ma elettori di ogni ceto e di tutte le età. Gli istituti di sondaggio hanno poi confermato la metamorfosi. «Quando un partito o un movimento cominciano a espandere i consensi – spiega Pagnoncelli – gli steccati saltano e tutto diventa possibile…». 

 

E se tutto diventa possibile, allora perché non provarci? L’«Operazione Sicilia» nasce appunto così: dalla consapevolezza, cioè, dell’ampliarsi dei consensi. E la terra scelta è quella siciliana perché appena quattro mesi fa benedisse e ufficializzò la perdurante esistenza in vita (e che vita…) del Movimento Cinque stelle: 18,2% alle regionali dell’ottobre 2012 (contro il 13 del Pd e il 12 del Pdl), quindici deputati regionali e dunque un punto di partenza promettente e solido per tentare la scalata al maxi-premio per Palazzo Madama.  

 

Gli effetti che una circostanza del genere potrebbe avere sugli equilibri (e la governabilità) del Senato sono evidenti: ma questo non basta a convincere i partiti tradizionali a mutare una linea che si è abbondantemente rivelata fallimentare. Il «tutti contro Grillo» non funziona, anzi. Ma anche ieri il film andato in scena è stato precisamente lo stesso. Grillo demagogo, Grillo populista, Grillo antidemocratico (per non esser andato in tv).  

 

C’è voluto Erri De Luca – scrittore un po’ fuori dalla mischia – perchè si intendesse che non c’è poi nulla di così scandaloso nel rifiutare di andare in tv… «Quella di Grillo mi sembra una scelta ragionevole per un movimento che parte dal basso e quindi cerca lì la sua legittimazione… Sta facendo un giro capillare di luoghi e piazze italiane – aggiunge De Luca – e d’altra parte la politica una volta si faceva proprio così: nelle piazze e non nei salotti televisivi…». 

 

Nessuno ride più, dunque, di fronte al comico Grillo; e i timori di una «sorpresona elettorale» crescono ogni giorno di più. C’è poco di cui rammaricarsi, però: il Movimento Cinque Stelle, in fondo, è nient’altro che la cartina di tornasole degli errori e delle difficoltà di una intera classe politica. Un anno a promettere riforme – mentre Monti fronteggiava l’emergenza economica – e non una riforma (a partire da quella elettorale) realmente varata; la grancassa dell’«aboliremo le Province» e poi invece ecco le Province ancora tutte lì; ripuliremo le liste e i partiti, e intanto le liste e i partiti (non tutti, certo) sono affollati di candidati opachi, inquisiti, in alcuni casi condannati… 

 

«Promettono di fare domani quel che non hanno fatto ieri», continua a tuonare Grillo. Che domenica sera si è fregato le mani osservando il ritorno in campo di Romano Prodi: «Se questo è il nuovo che avanza, vinciamo a mani basse…», ha confidato Grillo ai suoi. E sembrava più una previsione che la solita «sparata»…